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AMMINISTRATIVI: RIORGANIZZAZIONE MIUR: TUTTO DA RIFARE?

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Come già illustrato nei precedenti notiziari, il Decreto Legge n. 95 del 2012  ha previsto la riduzione degli organici del personale dell’Amministrazione centrale e periferica.

Il MIUR aveva quasi precorso i tempi, predisponendo ed illustrando alle OO.SS. la bozza del DPCM che veniva inviato come testo definitivo in data 27/11/2012.

Nel frattempo,  la Legge di stabilità 2013 ha prorogato  i termini per attuare le predette riduzioni dal 31/12/2012 al 28/2/2013.

In data 22/1/2013,  il Dipartimento della Funzione Pubblica ha emanato il DPCM che ridetermina numericamente le dotazioni organiche  del personale appartenente alla qualifiche dirigenziali di prima e seconda fascia, nonché del personale non dirigenziale di 50 amministrazioni pubbliche di cui 9 Ministeri, 21 Enti di ricerca e 20 Enti pubblici non economici.

Il predetto  DPCM è stato inviato agli organi di controllo e sarà pienamente efficace dopo la registrazione da parte della Corte dei Conti.

Da un esame dello stesso,  si rileva che la maggiore riduzione di organici, sia a livello dirigenziale che per le aree, è avvenuta nel  MIUR,  che ha inoltre operato delle compensazioni a favore dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca) e dell’INDIRE.

All’interno dell’Istruzione “paga” e si riduce a favore dell’Università. L’alibi è che la carenza di organici provoca una scopertura tale che anche aumentando la percentuale dei tagli  non si determina soprannumerarietà.

Sorge invece il timore,  che un’ eventuale ulteriore riduzione di organico potrebbe iniziare ad incidere sulle persone, senza considerare l’aggravio di lavoro determinato dalle ulteriori procedure assegnate, come lo svolgimento dei vari concorsi a cattedre e senza tener conto del problema, mai definitivamente risolto, ma solo rinviato, della minaccia di soppressione di alcune Province con le conseguenti possibili soppressioni e/o accorpamenti di diverse realtà territoriali.

Inoltre, quest’anno, il Contratto Integrativo sulla mobilità del personale docente ed ATA, che è propedeutico allo svolgimento di tutte le operazioni di avvio del prossimo anno scolastico, siglato il 6/12/2012, è ancora nell’iter dei controlli di legittimità per poi essere sottoscritto e avviare la procedura dei trasferimenti, con grave ulteriore  ritardo e conseguente maggior aggravio del concitato lavoro  che si è costretti a svolgere durante il periodo estivo.

La gran fretta con cui era stato approntato il DPCM di riorganizzazione del MIUR, appare svanita. A 15 giorni dalle elezioni, sembra che l’impianto previsto,  che manteneva quasi inalterata l’organizzazione centrale mentre a livello periferico prevedeva l’accorpamento di 5  direzioni generali, potrebbe non essere più preso in considerazione.

Nonostante le molteplici critiche e osservazioni poste in essere da tutte le OO.SS., il suddetto impianto aveva comunque il vantaggio di mantenere gli ambiti territoriali, la cui organizzazione sarebbe stata disciplinata dai conseguenti DD.MM. di riorganizzazione.

Questo rinvio, dunque, pone  di nuovo completamente in discussione l’assetto generale del MIUR, che, se da una parte utilizza i “numeri” dell’Istruzione, dall’altra sembra gestire in modo ambiguo e quanto meno poco chiaro la riorganizzazione del Dipartimento dell’Università, in cui si affacciano interessi “forti” e sempre più egemonici rispetto all’Istruzione.

A questo punto e con simili premesse, non si può escludere l’ennesimo “spacchettamento” tra Istruzione e Università, il cui accorpamento, non ha comunque mai portato alcun vantaggio a noi, fratelli poveri dell’Istruzione.

A questo punto, è lecito presumere che questo Ministro  potrebbe aver tacitamente deciso di non procedere alla emanazione del DPCM e lasciare quindi al nuovo Governo la riorganizzazione e la nomina di tutti i vertici,  considerato che:

-    gli incarichi dei Capi Dipartimento cessano decorsi novanta giorni dal voto di fiducia al Governo;

-    a seguito della emanazione del DPCM  che dovrebbe prevedere la emanazione di un ulteriore DPCM proposto dal Ministro  interessato,  una nuova  articolazione degli uffici e posti di livello dirigenziale generale, i contratti dei dirigenti di prima fascia (Direttori Generali) dovrebbero scadere;

-    l’art. 4, comma 4, del D. L.vo 300/90,  prevede che ciascun Ministero, entro 60 giorni dalla emanazione del DPCM di riorganizzazione, provvede alla individuazione e alla definizione dei compiti e dei posti di funzione di livello dirigenziale non generale nei vari uffici nonché alla loro distribuzione nelle strutture di livello dirigenziale generale dell’Amministrazione.

A ciò si deve aggiungere che il D.L.vo n. 150/2009, all’art. 3, ha stabilito che, dalla data di entrata in vigore dello stesso (15/11/2009),  l’accesso al ruolo dei dirigenti di prima  fascia dei dirigenti di seconda fascia che ricoprono incarichi di direzione di uffici dirigenziali generali, avviene dopo cinque anni e non più dopo tre.

Se si considera che in periferia, 7 Direttori Generali sono a tempo determinato e 6 a tempo indeterminato, si può immaginare cosa potrebbe succedere dopo le votazioni, considerato che per i  dirigenti non di ruolo non è previsto nessun tipo di preavviso per la cessazione dell’incarico né motivazione alcuna. In altri termini, il nuovo Governo avrebbe carta bianca se non volesse riconfermare questi direttori generali.

La medesima situazione si palesa per i dirigenti di II fascia.

Infatti, dopo aver disposto l’impianto generale dell’amministrazione centrale e periferica, il D.L.vo n. 300/1990,  prevede l’emanazione di DD.MM. che dovrebbero provvedere alla individuazione e alla definizione dei compiti degli uffici e dei posti di funzione di livello dirigenziale non generale, nonché alla loro distribuzione nelle strutture di livello dirigenziale generale dell’Amministrazione, anche dal punto di vista numerico.

Sono soprattutto interessati i dirigenti di cui al comma 5- bis e 6 dell’art. 19, del D.L.vo n. 165/2001,  il cui contingente, a seguito della riduzione dei  posti, dovrà subire  un conseguente taglio della percentuale dell’organico assegnato a tale contingente e prevedere una nuova distribuzione tra centro e periferia.

In conclusione, il nostro Ministero si prepara ad affrontare un ulteriore ed ennesimo periodo di incertezze e stravolgimenti.

-         Auspichiamo che il nuovo governo guardi con più attenzione alla pubblica amministrazione,  che fino ad oggi ha subito solo tagli.

-         Purtroppo, è sufficiente porre attenzione ai toni di questa campagna elettorale, per temere che tutto cambierà per non cambiare nulla!

Temiamo comunque, che forse tutti saranno d’accordo sul far pagare ai lavoratori i costi delle riorganizzazioni di natura politica, motivo, questo, per non abbassare la guardia e mantenerci tutti quanti vigili, uniti e pronti a difendere i nostri legittimi interessi!

 

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